Quelle che sembravano normali dispute contrattuali, si sono rivelate qualcosa di ben più grave, tanto da far partire un esposto alla FIP.
In una lunga intervista a firma Andrea Barocci, su Il Corriere dello Sport, che ripercorre la vicenda, il giovane Nicola Akele (classe ’95) racconta la sua storia e di come sia “tenuto prigioniero” dai vertici reyerini. Il caso nasce lo scorso anno, quando Akele è stabilmente in prima squadra e registra 22 presenze all’attivo, dovrebbe scattare un rimborso e poi un contratto, ma così non è. “Qualcosa non andava. Durante l’anno i miei coetanei mi avevano detto che dopo 18 gare, in qualità di giovane di serie, avrei avuto il diritto a ricevere per regolamento prima un rimborso e poi a fine campionato un contratto professionistico. Non lo sapevo. Ho aspettato, ma il club non mi ha mai detto nulla. Io non penso ai soldi, però mi avrebbero fatto piacere conoscere come stavano le cose: non avrei fatto problemi. E già qui ho iniziato ad avere i primi dubbi. Avevo 13 anni quando mi sono trasferito da Montebelluna a Venezia. Da allora i miei genitori hanno firmato documenti convinti come me che io fossi tesserato per la Reyer maschile. La verità l’ho appresa pochi mesi fa: nessuno ha informato né me né la mia famiglia che invece ero tesserato per una squadra satellite femminile (e qua viene da chiedersi come sia possibile tutto ciò, se davvero il regolamento permetta certe cose o come sia possibile tesserare un ragazzo per una squadra femminile, nda). Quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno detto che è una società dove piazzano i loro ragazzi della giovanile. E io che mi fidavo di loro…”
Ma tutto questo viene a galla perché Akele era andato in prestito a Trieste, ma si è rifiutato di firmare il contratto di 5 anni al minimo salariale che gli era stato proposto, visto che arrivava da una società ancora diversa rispetto a quella per cui era tesserato. “E’ stato chiaro e secondo me anche troppo duro: <<O firmi con noi per 5 anni al rninimo dello stipendio, e allora io ti permetto di andare in prestito, oppure ti mando in promozione e rimani fermo due anni>>. Anche perché il club per cui è tesserato ha iscritto da quest’anno una squadra in promozione.
Molto amara la chiosa finale del ragazzo: “Se mi sento tradito? Un po’. E, sì, ovviamente mi sento prigioniero di un sogno. L’unica soluzione che vedo possibile è lo svincolo. Ma ho fiducia nella Federazione.”
Parrebbe che anche i legali della Reyer si stiano muovendo in questi giorni, per far valere le loro ragioni.