Bargnani a scuola da Phil Jackson: “Sarò uno studente attento. Sarà il campionato più importante della mia carriera”
Il prossimo campionato NBA sarà uno dei più attesi degli ultimi anni. Molti degli obiettivi saranno ovviamente puntati anche sui New York Knicks di Melo Anthony e di Phil Jackson chiamati a ricoprire un ruolo da protagonisti considerato l’importante sforzo profuso per far restare Melo nella grande mela. In questo progetto rientra ovviamente anche il nostro Mago Andrea Bargnani chiamato alla stagione del riscatto dopo tre campionati in ombra a causa di infortuni e che sarà fondamentale anche ai fini del suo futuro nel campionato più bello del mondo essendo all’ultimo anno di contratto.
Contagioso, perché a chiunque chiedi ti ripete le stesse cose. Tutti con la stessa consapevolezza: quella di essere finalmente in ottime mani. Anche Andrea Bargnani, che proviene da tre infortuni e altrettanti campionati in cui ha giocato un numero limitato di partite, si appassiona alla nuova dottrina, quella che ha fatto stravincere Chicago Bulls e Los Angeles Lakers. Dice: «Sarò uno studente molto attento. Il triangolo lo conosco da fuori – dichiara il Bargnani alla Gazzetta dello Sport riferendosi all’attacco degli 11 titoli Nba vinti da Jackson – , l’ho visto applicare dalle squadre di Jackson. Non vedo l’ora di apprenderlo dall’interno». Sembra ritagliato apposta per lei, giusto? «Per me e per tutti gli altri. E’ un sistema che coinvolge la squadra: si basa sull’altruismo, la palla gira costantemente, tutti la toccano più volte, dunque c’è più divertimento. Punta a mettere tutti a proprio agio. E’ semplice, ma bisogna impararlo bene. Ci sono tante variazioni, a seconda di come si predispongono le difese avversarie. Semplice, ma complesso».
Coach Fisher ci ha detto che con lei ha parlato più di difesa che di attacco. «Perché la difesa è dove dovremmo mettere più attenzione. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza della scorsa stagione: quell’aspetto non funzionò benissimo. Il mio rapporto con il coach è Bello e molto informale. Ha smesso solo quattro mesi fa, è ancora un giocatore. Lui e gli altri vice sono tutti dei vincenti: trasmettono fiducia. Sanno esattamente che cosa serve per arrivare al successo, non credo ci sia di meglio».
Per lei sarà un anno determinante: è in scadenza di contratto e dovrà dimostrare di aver superato i problemi fisici. «Tutti gli anni sono uguali nella stessa misura. Non è che giochi al Campetto con gli amici, sei nella Nba. Non è una banalità: questo, come è accaduto in passato, sarà il campionato più importante della mia carriera».
Secondo Jackson, l’Est sarà più competitivo: prevede che ci vorranno almeno 45 vittorie per andare ai playoff. «Questo non lo sapremo fino a metà aprile. Andiamo per gradi. Il primo obiettivo è imparare da zero un sistema nuovo. Mica facile in un mese».
Traguardi personali? «Vengo da tre stagioni con tre infortuni in cui ho giocato pochissimo. Come si dice qui: “Stay healthy”. Insomma, spero di stare bene e dare un contributo importante».
In Italia, pure le grandi squadre si nascondono. Nella Nba c’è la tendenza opposta: anche i Knicks non si considerano battuti in partenza. «Diciamo che noi siamo più scaramantici degli americani. Da giocatore dico che l’obiettivo realistico sono i playoff». Storie come quella di Marco Belinelli creano incentivi maggiori? «La sua è una bellissima avventura. Io penso ai playoff, i sogni, poi, sono un’altra cosa».
Ettore Messina è diventato vice di Popovich agli Spurs. Ce la farà a diventare capo-allenatore? «E’ uno dei più preparati e bravi al mondo. Come sapete bene, conta avere l’opportunità e saperla sfruttare. Ci riuscirà»