“Capitano, mio (ex) capitano”
Tempi e modi. Questa storia, in realtà, si basa soprattutto su questo. Alessandro Gentile non avrebbe dovuto dire che il suo ciclo a Milano era finito tre minuti dopo la vittoria dello Scudetto dello scorso anno e il Presidente Proli non avrebbe dovuto informarci di avergli tolto i gradi di capitano tre giorni prima l’esordio ufficiale dell’Olimpia in Supercoppa. Modi e tempi. Le parole di Gentile subito dopo gara-6 a Reggio Emilia erano attese, ma non lì e non in quel momento. Tutti sapevano che voleva provare ad andare in NBA e che aveva posticipato di un anno il salto oltreoceano, perché non voleva andarsene senza lasciare lo Scudetto cucito sulla maglia di Milano. Gara-7 del 2015 contro Sassari credo sia stato il punto più alto del difficile rapporto tra Gentile e i tifosi di Milano: il numero 5 piange e chiede scusa al suo pubblico, nonostante abbia trascinato una squadra allo sbando fino a quella gara-7. Per il Presidente Proli, però, tutto questo è stato cancellato da una stagione travagliata e da un tira e molla estivo che ha fatto storcere il naso, non solo a molti tifosi, ma anche in società. “Dimostri di essere uomo e non più un ragazzo”. Non solo declassato come capitano, quindi, ma rimesso in discussione come persona, visto che lo stesso Proli aveva sempre speso parole di elogio per lui e tutte le volte che la squadra era stata rifondata, Gentile era rimasto dentro, sempre inserito nella cerchia degli “uomini veri”. Cosa possa essere successo all’interno dello spogliatoio per sospendere questo giudizio non ci è dato sapere. È evidente però, che la società Olimpia Milano stia crescendo, voglia continuare a farlo e nel sistema che sta creando tutti sono utili, ma nessuno indispensabile. Compreso capitan Gentile.
P.s. mi rimane un dubbio da sciogliere: adesso, lo spicchio che coro farà per Gentile?